23 gennaio 2024

GIGI RIVA

Una foto iconica come quella di Parola poi finita sulle figurine. C'é tutto Gigi Riva qui.

Ci ha lasciato Gigi Riva.


É stato un lutto improvviso, proprio mentre Inter e Napoli stavano per scendere in campo per giocarsi la Super Coppa Italiana (a vinto l'Inter). Non mi aspettavo un altro necrologio a cosí poco tempo da Beckenbauer e Mario Zagallo (si aggiunge alla lista che contiene Maradona, Paolo Rossi, Gerd Muller, Pelé, Luca Vialli e Sinisa Mihajlovic). Anche in questo caso, prima di discutere delle mie impressioni su Riva, voglio celebrarlo attraverso alcune delle foto e degli articoli piú belli che sto vedendo in questi giorni (snips da gazzetta.it, ultimouomo.it, ilpost.it e skysports.it).


Il ricordo del Cagliari


Una bella foto con Nicoló Barella, altro ex del Cagliari


Il saluto di Totti


Il saluto della Nazionale


La Gazzetta 


Il saluto di un grande sardo, Gianfranco Zola


Il saluto di Marco Tardelli 

La storia di Luigi (Gigi) Riva (nato in provincia di Varese) é indissolubilmente legata a Cagliari, la cittá dove ha giocato per 13 anni (dal 1963 al 1977, 207 reti in 377 presenze) e presso cui viveva dopo il ritiro (era ricoverato al reparto di cardiologia dell'ospedale locale, é morto per un arresto cardiaco). Fu il giocatore piú decisivo nel Cagliari campione d'Italia del 1970 (primo ed unico scudetto, se ci pensate é qualcosa di enorme per una realtá cosí... un po' come il Verona nel 1985). La sua maglia numero 11 é stata ritirata dal Cagliari nel 2005 e dal 2019 era il Presidente Onorario della squadra. Il Cagliari userá una maglia speciale per ricordarlo contro il Torino in campionato.


Il suo altro grande amore fu la nazionale: segnó 35 goal in 42 partite (tuttora il primo marcatore della nazionale, tra l'altro in tempi in cui bastava una deviazione per considerare un goal un autogoal, regola cambiata nel 1998). Ha vinto l'Europeo 1968 (unica vittoria nella competizione prima del 2021) da protagonista (sua una delle reti in finale) ed ha sfiorato il Mondiale di Mexico 1970 affrontando il Brasile di Pelé nella famosa finale dell'Azteca. Sua la rete del momentaneo 3 a 2 nella semifinale con la Germania, la partita del secolo. É stato un mito per tantissimi azzurri, anche perché é stato dirigente azzurro per tantissimi anni, inclusi i Mondiali 1994 e 2006 o gli Europei 2000 e 2012. Molto bello il saluto di Roberto Baggio e tantissima partecipazione anche ai funerali.


Era famoso per la sua forza fisica (nonostante un grave infortunio al perone), la potenza del mancino, le doti acrobatiche (aiutato anche dai cross di Angelo Domenghini, fedele compagno nel Cagliari ed in nazionale) Nel 1969 arrivó secondo al Pallone D'Oro dietro a Gianni Rivera, primo italiano a vincerlo. Nel 1970 arrivó terzo dietro a Gerd Muller e Bobby Moore (ai tempi era ancora limitato ai giocatori europei). Ha segnato 156 reti in 289 partite di Serie A (tre volte capocannoniere), molto famosa quella contro il Vicenza in rovesciata.

Riva nella finale di Messico 1970, contro il Brasile

Anche nel caso di Riva, valgono molte considerazioni che avevo fatto nel caso dei post su Muller, Pelé o Beckenbaurer: non l'ho mai visto giocare dal vivo (ho peró rivisto molte sue partite in registrata) quindi faccio fatica a piazzarlo in relazione a tanti campioni degli anni successivi. La mia impressione é che, fino alla fine del secolo scorso fosse considerato tra i piú forti attaccanti di sempre, ma che poi questa percezione si fosse affievolita con il sopraggiungere di altri giocatori, tra l'altro in un contesto in cui il forte atletismo di Riva era sempre meno un'eccezione, anzi piuttosto una regola o requisito del calcio moderno.

La rete con la Germania nella partita del secolo

Avendo giá speso tanto spazio in occasione dell'addio a Beckenbauer sul solito dibattito riguardo al posto di un importante giocatore che ci lascia nel pantheon dei giocatori piú grandi sempre, come fatto anche con Maradona e Pelé, vorrei piuttosto concentrarmi sullo spazio che ha nel calcio italiano. Intanto, la risposta sui media é molto simile a quella che abbiamo osservato lo scorso anno con Vialli, morto poco tempo dopo Pelé: anche in questo caso l'emozione sentita in Italia é (e ci mancherebbe) molto piú forte e sentita di quella percepita per la morte di Beckenbauer

Riva con Buffon e Cannavaro, protagonisti del Mondiale 2006

Poi mi sembra quasi che Riva, abbia in un certo senso raggiunto un livello per certi aspetti ancora piú alto di quello di Paolo Rossi nell'amore degli italiani: forse la lealtá al Cagliari (nonostante tante offerte, come una famosa della Juve), forse i tanti goal in nazionale, forse il lungo periodo da dirigente della nazionale (anche durante i Mondiali 2006). In questo senso piú vicino a Luca Vialli (dirigente dopo di lui e prima di Buffon). Ma poi penso che centrasse anche un certo giornalismo molto romantico degli anni '60/'70, che ci raccontava avventure epiche come in un romanzo. Non per niente in questi giorni ci ricordiamo tutti di Gianni Brera e del soprannome da super eroe (Rombo di Tuono) che appunto diede a Gigi Riva.


Ha condiviso la platea del tifo italiano di quegli anni con due giganti come Sandro Mazzola e Gianni Rivera, indissolubilmente legati a Inter e Milan, quindi piú vincenti a livello di titoli, anche se Riva ha forse lasciato impressioni piú forti in nazionale. Ha creato un modello di centravanti che poi hanno cercato di imitare anche giocatori come Chinaglia, Boninsegna, Anastasi o Pierino Prati (a me sembra che Vieri sia quello che vi sia avvicinato di piú). A me piaceva molto questa sua aria virile da maschio anni '70, che faceva i fatti senza bisogno di parlare tanto.

Il murale per Riva a Cagliari

Nessun commento: