28 luglio 2023

ANNO x ANNO - Stagione 1984-85 - la tragedia dell'Heysel

 

Il titolo piú giusto sarebbe dovuto essere uno tra l'arrivo di Maradona in Italia e lo scudetto del Verona, peró la tragedia dello stadio Heysel (39 tifosi persero la vita nella ressa che cercava di fuggire alla violenza degli hooligans inglesi) fu troppo grande e lascio il segno sul calcio di quell'anno e degli anni successivi.

Eccoci ad un'altra puntata del progetto ANNO x ANNO. Questa é la stagione post Europei 1984, che ha visto il trionfo della Francia e la consacrazione mondiale di Michel Platini. In Serie A continuano ad arrivare grandi campioni, su tutti Diego Armando Maradona. Questa stagione fu completamente oscurata dalla tragedia dell'Heysel (ci andai in pellegrinaggio 5 anni dopo, durante l'Interrail), in cui morirono tanti tifosi ed a causa del quale il football inglese, padrone d'Europa da anni, fu bandito dalle competizioni europee per 5 anni.

Io ero in terza media a Collecchio e continuavo a giocare a calcio nel Cervo. Fu l'anno degli esami di Terza Media e la scelta delle superiori, a Parma. Avendo delle idee molto poco chiare, scelsi di andare a fare Ragioneria, un po' perché ci andavano anche i miei piu cari amici del momento (non piú Matteo Iotti, ma Michele Capanna e Michele Dallospedale), un po' perché un tempo in quel palazzo in fondo a Via Farini, vi erano andati a scuola e si erano conosciuti i miei genitori. 


INGHILTERRA

A livello di mercato, il Liverpool ha acquistato Jan Molby dall'Ajax, mentre il Manchester United ha acquistato Gordon Strachan dall'Aberdeen e Jesper Olsen dall'Ajax.  Questa volta il Liverpool devono cedere lo scettro ai cugini dell'Everton. La squadra di Kendall non ha grossissime individualitá ma vince il campionato per distacco ed arriva anche in finale di FA Cup, dove perde con il Manchester ai supplementari. Come vedremo piú sotto, l'Everton sará protagonista anche in Europa. Ma questa stagione nel football inglese verrá ricordata soprattutto per una serie di tragedie (non solo l'Heysel, anche l'incendio di Bradford) e per l'apice del fenomeno della violenza hooligan, che porterá ad un bando dei club inglesi dall'Europa e alla rifondazione dell'accoglienza del pubblico negli stadi.

SPAGNA

In questa stagione, il Barcelona vide l'arrivo dell'allenatore Terry Venables e dell'attaccante Steve Archibald, poi terzo in classifica cannonieri. Al Real Madrid arrivó Jorge Valdano, secondo in classifica cannonieri, futuro campione del mondo con l'Argentina e poi grande scrittore di cose di calcio. Inoltre inizió a mettersi in luce Michel, elegante esterno destro proveniente dalla seconda squadra, mentre all'Athletic Bilbao arrivó il campione d'Europa Luis Fernandez, di origine basche.  Questa volta peró il calcio basco non riuscí a mettere una squadra in cima alla classifica e il Barcelona, archiviata l'esperienza di Diego Armando Maradona, vinse lo scudetto davanti all'Atletico Madrid di Luis Aragones e del capocannoniere Hugo Sanchez, uno degli attaccanti piú forti che io abbia mai visto. La futura stella dei rivali del Real marcó anche la vittoria dell'Atletico in Copa del Rey sull'Athletic di Clemente con una doppietta. Il Real arrivó solo quinto e sostituí l'allenatore Amaro con Luis Molowny a fine campionato.

GERMANIA

A livello di mercato, Il Bayern acquistó tra altri Lothar Matthaus, futura stella del calcio tedesco e dell'Inter, oltre che capitano della Germania Campione del Mondo 1990. In un simbolico passaggio di consegne, lasció Monaco il grande Kalle Rummenigge che arricchirá la collezione di campionissimi e palloni d'oro della Serie A, approdando all'Inter. Proprio i bavaresi di Udo Lattek si ripresero il campionato davanti al Brema di Rehhagel e Voeller, vice-capocannoniere dietro all'eterno Klaus Allofs del Colonia, squadra arrivata terza in classifica. Deludente stagione per i campioni in carica dello Stoccarda, mentre il Bayern arriverá anche in finale della Coppa Nazionale, poi persa contro lo Uerdingen.

FRANCIA

Il mercato vide l'arrivo di Fernando Chalana al Bordeaux dal Benfica. Proprio il Bordeaux di Tigana e Giresse, rivinse il campionato davanti al Nantes del capocannoniere Yugoslavo Halilhodzic e al Monaco di Amoros ed Ettori. Questi ultimi si consolarono con la Coppa di Francia contro il PSG, che cambió nuovamente allenatore in corso di stagione.

ITALIA

Non potevo non metter Spillo Altobelli in questa carrellati di grandi giocatori italiani che per tradizione apre la sezione dedicata alla Serie A. Altobelli é stato uno dei simboli degli anni '80: protagonista nel 1982 pur partendo dalla panchina e poi tra i pochi azzurri a salvarsi sia nelle qualificazioni disastrose 1984, nei mondiali 1986 e negli europei 1988. Protagonista in Serie A in anni in cui avemmo la massima concentrazione di campioni stranieri. Un grande.

Nonostante la deludente assenza della nazionale azzurra agli Europei. La Serie A continuava a confermarsi come il campionato piú appassionante e ricco di stelle del mondo. La stagione 1984/85 fu forse uno degli apici di questa etá dell'oro ed in effetti se uno guarda alla lista dei nomi presenti in Italia, vede accostare mostri sacri come Zico, Platini, Maradona, Rummenigge, Falcao, Boniek, Laudrup, Socrates, Souness, Elkjaer, Junior e tanti altri.  La Juventus di Trapattoni, Campione d'Italia in carica, fece pochi ritocchi (tra cui Stefano Pioli dal mio Parma, oltre a vedere partite un altro pezzo della sua storia: Claudio Gentile e Beppe Furino, ritiratosi). L'Inter di Ilario Castagner, sembró puntare a giocatori esperti, oltre a Rummenigge, arrivarono Liam Brady dalla Samp e Causio dall'Udinese, insieme al piú giovane Andrea Mandorlini, futura colonna del biscione (partirono Hansi Muller e Ludo Coeck). Il Napoli fece l'acquisto dell'estate con Diego Armando Maradona ma si rafforzó anche con Salvatore Bagni (dall'Inter) e Daniel Bertoni (dalla Fiorentina), mentre lasció partire Palanca, Dirceu e Kroll. Alla Lazio debuttó il giovane Paolo Di Canio, mentre la Roma fece molte cessioni e pochi acquisti di nota, se non per un nuovo allenatore svedese: Sven Goran Eriksson.

La Sampdoria acquistó il grande Graeme Souness, oltre a Salsano (dal mio Parma), Moreno Mannini ed Evaristo Beccalossi. Ma soprattutto, arrivó dalla Cremonese Gianluca Vialli a costituire con Roberto Mancini una delle coppie piú famose del calcio italiano. L'Atalanta si assicuró Glenn Stromberg, castigatore dell'Italia nelle qualificazioni agli Europei (insieme a Dan Cornelliuson, che invece andó al Como dallo Stoccarda). La Fiorentina acquisí, oltre a Pellegrini dal Napoli e Gentile dalla Juve, il grande "dottore" Socrates. Al Torino arrivó il grande Leo Junior ed il promettente Aldo Serena, con cui costituirá una grande coppia sui calci d'angolo. L'Udinese prese Franco Selvaggi ed il giovane Andrea Carnevale.  Al Verona arrivarono Briegel, Elkjaer e Marangon, giocatori certamente non considerati di altissimo valore. Tra le novitá si posizionava il Milan del Presidente Giussy Farina: oltre all'arrivo dell'amato allenatore Nils Liedholm, approdarono al diavolo gli inglesi Wilkins e Hateley (quest'ultimo poi diede la copertina a questo post con un suo colpo di testa, non ho mai avuto tanti poster di un giocatore come con lui, all'epoca ero milanista sfegatato), Di Bartolomei, Terraneo e Virdis (partirono Blisset, Gerets e Spinosi).


Il suo arrivo a Napoli, il 5 Luglio 1984 é stato raccontato in tanti documentari, film, serie, libri ed articoli. 
Quell'anno arrivarono giocatori del calibro di Rummenigge, Socrates, Elkjaer, Junior e Souness. 
Peró qui parliamo di quello che diventerá (la parentesi di Barcelona aveva insinuato molti dubbi) il piú grande di sempre. 
La Storia del calcio, della Serie A e del Napoli non sará piú la stessa.

Le sorprese non si fanno attendere e alla prima giornata il Napoli di Maradona viene battuto seccamente per 3 a 1 dal Verona di Briegel. Nelle giornate successive, il Verona mostró che faceva sul serio, uscendo indenne dagli scontri con Inter, Juventus e Roma e rimanendo in testa alla classifica per tutto il girone di andata, con una sola sconfitta alla 15ma giornata. Al ritorno, l'Inter affiancó per una giornata il Verona in testa, ma poi il Torino si prese il ruolo di principale rivale dei gialloblu. Il campionato rimase in bilico fino alla fine, ma il Verona non perse mai la vetta ed il 15 Maggio 1985, si laureó campione d'Italia (sará l'unico successo di una squadra provinciale nel dopo-guerra: Cagliari, Bologna, Fiorentina, Samp, Lazio o Napoli sono sicuramente outsiders, ma comunque capitali di regione). Delude Socrates con la Fiorentina, mentre a Roma scoppia un caso Falcao. Elkjaer (famoso un suo goal senza una scarpa) invece divenne un idolo a Verona, cosi come Junior a Torino


Tutti si aspettavano scontri stellari tra la Juve di Platini, l'Inter di Rummenigge ed il Napoli di Maradona. Invece il Verona operaio di Osvaldo Bagnoli sorprese tutti. Pieno di giocatori scartati da altre squadre e con desiderio di rivincita come Garella, Fanna, Galderisi, Di Gennaro, Fontolan e gli stessi Briegel ed Elkjaer, i gialloblu fecero in campionato di calcio concreto ma senza paura . Dietro di loro, seconda sorpresa il Torino di Gigi Radice, illuminato da Junior, Dossena e Serena. Terza l'Inter di Castagner, grazie alle reti di Altobelli, vice-capocannoniere. Platini rivinse la classifica dei cannonieri, ma la sua Juve, probabilmente concentrata sulla Coppa Campioni, arrivó solo sesta, superata anche da Sampdoria e Milan, mentre il Napoli si dovette accontentare dell'ottavo posto. Proprio la Sampdoria e Milan, sorprese positive della stagione, si ritrovarono in finale di Coppa Italia, dove i doriani trionfarono grazie alle reti, guarda caso, di Mancini e Vialli. Il mio Parma, putroppo, retrocesse subito dalla Serie B alla C1, nonostante l'avvicendamento di tre allenatori diversi, probabilmente anche per le cessioni di Pioli e Salsano. Iniziano a mettesi in luce giocatori come Roberto Mussi e Nicola Berti, poi protagonisti in Serie A.

Giocatori come Fanna, Tricella, Di Gennaro e Galderisi sembravano poter essere anche una nuova linfa per la nazionale in vista dei mondiali del Messico. Purtroppo, secondo me, furono solo promesse mantenute a metá e complicarono ancor piú le difficili scelte che aveva davanti Bearzot.


Erano anni in cui Rapid Vienna o Videoton potevano raggiungere una finale. 
In Libertadores intanto si mette in mostra un certo Claudio Borghi... ne sentiremo parlare ancora.

Partiamo qui dalle "altre coppe" per poi dare piú spazio alla Champions in fondo alla sezione. In Coppa delle Coppe, l'Everton di Howard Kendall completa la brillante affermazione in campionato andando a vincere la coppa in finale contro il Rapid Vienna del grande Antonin Panenka. La Roma di Sven Goran Eriksson (giá vincitore di una Coppa UEFA con il Goterborg nel 1982 e finalista nella stessa coppa con il Benfica l'anno dopo), dopo aver eliminato Steaua Bucarest ed i gallesi del Wrexham, si arena ai quarti contro il Bayern. In Coppa UEFA, il Real Madrid, che giá puó schierare una squadra che include Chendo, Sanchis, Camacho, Michel, Gallego, Butragueno, Santillana e Valdano, si impone in finale sugli ungheresi del Videoton, in cui spicca il cannoniere della competizione, Jozsef Szabo. Per le italiane, la Fiorentina si ferma ai sedicesimi (contro l'Anderlecht), mentre l'Inter raggiunge le semifinali (dove perderá proprio con il Real, ricordo tantissimo la terribile delusione che ebbi a vedere il doppio confronto - macchiato dalla vicenda della biglia in testa a Bergomi: Inter che vince 2 a 0 all'andata e poi perde 3 a 0 al ritorno per la doppietta di Santillana ed il goal di Michel) dopo aver eliminato Sportul Studentesc, Glasgow Rangers, Amburgo e Colonia. La Coppa Libertadores invece, vede gli argentini dell'Argentinos Junior, di cui si conoscono in particolare Sergio Batista, Claudio Borghi e Dely Valdes, sconfiggere i colombiani dell' America de Cali, che schieravano l'argentino Ricardo Gareca.

Doveva essere la sera in cui la Juve si riprendeva ció che le spettava due anni prima con l'Amburgo (e lo faceva anche per Zoff e Gentile), la sera in cui si poteva dare al Liverpool la delusione che loro ci avevano dato l'anno prima. Invece di quella finale ci si ricorda molto poco, e' stato un spettacolo surreale anche per i giocatori. Per la Juve, la magra soddisfazione di essere la prima squadra europea ad aver vinto le tre principali competizioni UEFA.

L'edizione della Coppa Campioni 1984/85 vede la Juve di Platini, Boniek, Rossi, Cabrini e Tardelli a rappresentare l'Italia, mentre le altre maggiori contendenti sono Liverpool (campione in carica), Bordeaux, Benfica, Goteborg, Stoccarda e Athletic Bilbao. Non mi stanco di ripetere che all'epoca vincere la Champions (ma anche solo parteciparvi e accumulare presenze o reti) era molto piú difficile dato che ci andavano solo quelli che vincevano il campionato o la coppa stessa l'anno prima. Anche in questa occasione, la formula non prevede una fase a gruppi, ma direttamente dei sedicesimi di finale con partite di andata e ritorno.

La Juventus supera i finlandesi dell'Ilves ai sedicesimi, poi arriva in semifinale vincendo in modo convincente contro Grasshoppers (6-2 complessivo) e Sparta Praga (3-1). Nel frattempo, lo Stoccarda esce ai sedicesimi, il Benfica agli ottavi ed il Goteborg ai quarti. Il Liverpool, che rimane una squara solida e piena di giocatori esperti, raggiunge facilmente la finale sbarazzandosi del Panathinaikos (5-0 complessivo), mentre la Juve rischia di subire la rimonta del Bordeaux di Tigana e Giresse: infatti i bianconeri vincono 3 a 0 a Torino ma poi subiscono il 2 - 0 al ritorno. La finale, giocata piú che altro per motivi di ordine pubblico su richiesta della UEFA, la risolve Platini, capocannoniere della competizione, con un rigore (inesistente, il fallo su Boniek era abbondantemente fuori area, ma nessuno ha voglia di protestare) nel secondo tempo. Verso la fine della partita giocherá anche Cesare Prandelli, poi amato allenatore di Parma, Fiorentina e della Nazionale. Nella Juve, saranno le ultime partite degli eroi mundial Rossi e Tardelli, oltre che di Zibi Boniek. Per le squadre inglesi inizia un lungo esilio dalle competizioni europee.


Il rigore vincente di Platini nella finale di Bruxelles. La sua esultanza dopo il goal, e quella dei giocatori a fine partita furono decisamente fuori posto.


Chiudiamo ancora con l'assegnazione del pallone d'oro 1985. A differenza dell'anno precedente, la competizione di quest'anno non fu influenzata dal competizioni per squadre nazionali.  Platini vinse il suo terzo pallone d'oro consecutivo, andando a superare gente come Beckenbauer, Cruyff e Rummenigge. Dietro di lui arrivó Elkjaer, simbolo del Verona campione d'Italia (il che mostra ancoa una volta quanto il nostro campionato fosse centrale nelle gerarchie mondiali, un po' come la Premier oggi), seguito da Bernd Schuster, protagonista nella vittoria del Barcelona in Liga.

Questa volta faccio fatica a dissentire con questi verdetti. Diciamo che se l'Everton (vincitore del campionato inglese e della Coppa delle Coppe oltre che finalista in FA Cup), avesse avuto un giocatore di spicco, questi sarebbe dovuto entrare di forza nei primi tre. Peró confesso di non ricordare bene i protagonisti di quell'annata incredibile. Le Roy Michel rivinse la classifica cannonieri in Italia (anche qua, tre di fila), in un anno in cui competeva con il gotha del calcio mondiale. Poi vinse la Coppa Campioni da protagonista, a dispetto della tragica nottte contro il Liverpool. Anche il Verona assomiglia un po' all'Everton, nel senso che fu una vittoria della collettivitá (assomiglia molto all'Atalanta di Gasperini dei giorni nostri in questo senso). Se dovessimo scegliere un simbolo, quello sarebbe Elkjaer. Per il terzo posto, mi discosto leggermente e stavolta inserisco Jean Tigana, nuovamente campione di Francia con il Bordeaux ed anche semifinalista in Coppa Campioni. 


Non é uno dei giocatori piú forti di cui si parlerá in questo blog. Peró in quella stagione fu assolutamente irresistibile. Segnó anche senza scarpa. Certa aveva una squadra che dava l'anima dietro di lui.

Tra gli italiani direi che quell'anno si misero in luce specialmente Tricella, Galderisi, Di Gennaro, Fanna, Garella, Dossena ed il solito Altobelli. Non male anche Roberto Mancini con la Samp e un certo Franco Baresi con il Milan, che stava sempre piú prendendo i panni del leader.

Fonti per informazioni e snip:

- Wikipedia

- Transfermarkt.it

- storiedicalcio.altervista.org

- uefa.com

- passionemaglie.it

- Pinterest.it

- ilnobilecalcio.it

- Italia1910.com

- Solocalcio.com

- Fifa.com

- storiefuorigioco.altervista.org

- gameofgoals.it

- bdfutbol.com

- stadiosport.it

- interlive.it

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