08 dicembre 2019

Un'occhiata alla serie A dopo 15 giornate




Torniamo a parlare di Serie A a quasi un mese di distanza dall'ultima volta.
Devo ammettere che e' quasi una boccata d'aria fresca dopo che le ultime settimane sono state dominate dai sorteggi per gli Europei 2020 e, ancor piu', dall'assegnazione del Pallone D'Oro.

Nel frattempo, un'intervista dai toni quasi rancorosi di Allegri al Corriere della Sera ha riaperto la disputa tra guelfi e ghibellini del calcio italiano (riaperto perche' gia' era apparsa ai tempi dei quarti tra Juve e Ajax della scorsa stagione), ovvero quelli che sembrano pensare che l'unico modo di giocare un calcio spettacolare sia quello che nasce dall'Ajax di Cruijff e passa dal Milan di Sacchi per arrivare alle squadre di Guardiola e ai suoi vari seguaci (Sarri, Ten Hag, ...) e quelli che sostengono che scimmiottare questi modelli sia illusorio perche' non tiene conto che quelle squadre erano composte da campioni inimitabili e che il pragmatismo del calcio italiano non ha niente da farsi perdonare. Ho naturalmente semplificato i termini della questione (dedicheremo piu' spazio a questa questione durante la pausa natalizia, in cui ci occuperemo di grandi allenatori) , se l'argomento vi appassiona, oltre agli articoli sopra, ve n'e' uno scritto molto bene da Sandro Modeo.

Ma torniamo alla Serie A, in cui le ultime tre giornate hanno riservato grosse sorprese. Se dovessimo riassumerle, direi che potremmo parlare di periodo di crisi della Juve e  bel rilancio delle due romane, in particolare della Lazio, che, dopo il pareggio in casa con l'Atalanta all'ottava giornata, le ha vinte tutte e, in questa giornata, ha vinto e convinto contro la Juve di Sarri, fino a ieri sera l'unica squadra ancora imbattutta in Europa. A questo punto la Lazio e' saldamente al terzo posto, mentre la Roma deve difendere il quarto posto da Atalanta e Cagliari. Il Napoli invece sembra ancora in crisi, almeno come risultati (il che e' molto delicato anche in chiave Champions Martedi' prossimo), mentre si vedono segnali di ripresa per il Milan di Pioli.

Se guardiamo a tre giornate fa', ci eravamo lasciati con la Juve in testa e l'Inter ad inseguire. Alla 14ma giornata c'e' stato il controsorpasso. L'Inter aveva vinto con la Spal mentre la Juve aveva faticosamente pareggiato in casa con il Sassuolo. In questo turno, l"Inter, fermata in casa da un'ottima Roma, probabilmente pensava che la Juve ne avrebbe approfittato per riprendersi la testa della classifica. In effetti la partenza bianconera con il goal di Ronaldo faceva supporre che questo scenario si potesse avverare, invece la Lazio ha fatto valere una forma fisica decisamente superiore ed ha meritatamente ribaltato il risultato, che, senza il doppio miracolo di Szczesny su un rigore laziale, poteva essere piu' largo a favore degli azzurri, i quali hanno mostrato un Luis Alberto in stato di grazia (la copertina del post se l'e' meritata tutta). La Juve e' invece sembrata imballata, lenta nel liberare gli uomini in attacco e in sofferenza sulle ripartenze degli avversari.

Vorrei pero' spendere un po' di tempo a parlare di Inter-Roma e dell'Inter di Conte, perche' penso che sia un collegamento interessante con la discussione iniziale su sostenitori del bel gioco e sostenitori del risultato prima di tutto. Parto con un punto che potra' sembrare controintuitivo per molti: lo 0 a 0 tra Inter e Roma e' stato molto piu' emozionante e spettacolare del 3 a 1 della Lazio sulla Juve. Le due squadre si sono affrontate a viso aperto e hanno cercato di prevalere l'una sull'altra, soprattutto l'Inter, ma non solo. Non voglio dire che questo non sia successo in Lazio-Juve, pero' in questo caso le due squadre sono sembrate piu' efficaci nell'annullarsi a vicenda.

E questo ci porta al dibattito su chi ha ragione tra i sostenitori di Guardiola e quelli di Mourinho (ci riferiamo a quello dell'Inter del triplete), che in Italia si e' riflettuto per due o tre anni nello scontro quasi ideologico tra sostenitori di Sarri e di Allegri. Io non credo che il bel gioco sia nemico del risultato (ovvio che contano molto giocatori ed organizzazione), pero' non penso nemmeno che il bel gioco sia necessariamente quello che si traduce in un dominio del possesso palla o nell'altezza media del baricentro di una squadra. Conte gioca deliberatamente con una difesa che rimane ancorata indietro e cerca di attirare la pressione avversaria nella propria meta' campo per poter liberare spazio dietro al centrocampo avversario e sfruttarlo con le combinazioni tra Lukaku e Lautaro o l'inserimento delle mezzali. E' un gioco molto dispendioso e forse rischioso pero' secondo me, quando funziona, da vita ad un calcio molto bello, di grandi spazi da aggredire come non si vede spesso nel calcio di oggi (ne abbiamo avuto qualche assaggio anche con la sua nazionale nel 2016 e al tempo del Chelsea, quando Conte ha sbaragliato Guardiola, Mourinho, Klopp, Wenger e Pochettino).

E' ovviamente una questione di gusti. A me piace molto e devo riconoscere che, mentre Allegri riusciva spesso ad avere trovate tattiche geniali per gestire le singole partite (e, parlando di grandi allenatori non dimentichiamo che Allegri ha vinto gli ultimi 5 scudetti, unico a riuscirci nella storia della Serie A, ed e' il secondo allenatore per scudetti vinti dietro a Trapattoni), Conte riesce ad avere un gioco piu' riconoscibile, allo stesso modo di Sarri (almeno Sarri ai tempi del Napoli), anche se si tratta di un gioco diverso dalla moda creata da Guardiola a Barcelona e poi replicata da tanti altri (difendere in avanti, aggressione dello spazio, densita' in zona palla e passaggi corti e ripetuti per disordinare le difese avversarie). A fine Dicembre faremo un bilancio piu' dettagliato di questa prima parte della stagione, pero' non si puo' non riconoscere che Conte ha gia' lasciato un grande segno, prendendosi la testa della classifica contro una Juve tre volte piu' ricca di alternative, oltre ad aver seriamente rischiato di sbancare sia al Camp Nou che nel famigerato stadio del Bourssia Dortmund.








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