12 settembre 2019

L'Italia di Mancini



Veniamo dalla pausa dei campionati per dare spazio alle nazionali, che in Europa vuol dire qualificazioni per gli Europei 2020. Approfittiamo per fare il punto sulla Nazionale di Roberto Mancini.

Ho adorato Roberto Mancini calciatore. Ha fatto stagioni stupende alla Samp, non solo l'anno dello scudetto, ma anche gli anni successivi alla partenza di Gianluca Vialli, creando grandi coppie in attacco con gente come Ruud Gullit, Enrico Chiesa o Vincenzo Montella. Ha marcato la storia della Samp diventandone il giocatore con il maggior numero di presenze e di reti, vincendo uno scudetto storico, una Coppa delle Coppe, quattro Coppe Italia e sfiorando una Coppa dei Campioni contro il Barcelona. Dopo di che se e' tolta la soddisfazione di giocare da leader nella Lazio e vincervi uno scudetto in un campionato in cui sfidava la Juve di Zidane, l'Inter di Vieri, il Milan di Sevcenko, la Roma di Totti, la Fiorentina di Batistuta e il Parma di Crespo (e cito solo un giocatore per squadra). Ha giocato 546 partite (ottavo di sempre) in Serie A, dove ha esordito a 16 anni, facendo un sacco di assist e segnando 156 reti (ventesimo di sempre, anche se incombe Quagliarella), inclusa questa, una delle reti piu' iconiche della storia della serie A. Nonostante questo ha avuto sfortuna in azzurro: allenatori poco pazienti e una concorrenza spietata (anche se con caratteristiche differenti): Giuseppe Giannini, Roberto Donadoni, Roberto Baggio, Gianfranco Zola, Alessandro Del Piero, Francesco Totti... e mi fermo qui.

Come allenatore sono piu' incerto nei giudizi. Ha avuto buoni risultati in Italia, dove ha continuato la sua predilizione per la Coppa Italia (sei da giocatore e quattro da allenatore, un record). I suoi scudetti con l'Inter sono stati in qualche modo sporcati dall'effetto calciopoli sulla competitivita' delle avversarie (anche se in quegli anni il Milan di Ancelotti e Kaka' rivinceva la Champions). Nel 2011-12, anno in cui il Chelsea ha vinto la Champions con Di Matteo, Mancini vince la Premier con il Manchester City, dopo una cavalcata appaiato al piu' titolato Manchester United di Alex Ferguson.

Ma passiamo alla nazionale.

Roberto Mancini e' arrivato alla guida della nazionale dopo il disastro della mancata qualificazione ai mondiali nel 2017. Dopo la sciagurata gestione Ventura (ne parleremo con calma in un'altra occasione), non si poteva che migliorare. La mia impressione e' che la FIGC stesse tentando di riportare Conte (che aveva fatto benissimo all'Europeo 2016) o convincere Ancelotti per poi pensarci su un po' durante l'interregno di Di Biagio.  Per ora la nazionale e' andata bene, cercando di giocare piu' la palla a terra e prendere il dominio del gioco attraverso un palleggio che non miri solo a sterili cross dalla fascia (un po' come agli inizi della gestione Prandelli, con Cassano e Giuseppe Rossi). A Novembre 2018 sono stato a San Siro a vedere l'Italia di Mancini contro il Portogallo, all'epoca senza CR7. Ci si giocava il primo posto del girone in Nations League e l'Italia ha disputato un ottimo primo tempo in cui avrebbe meritato il vantaggio. La partita e' finita senza reti, il Portogallo ha vinto il girone e lo scorso giugno si e' portato a casa la prima edizione della Nations League.

Nell'ultimo anno Mancini ha beneficiato dello sbocciare di un gruppo di nuovi giocatori di talento, come Barella, Bernardeschi, Chiesa e Sensi. Ha inoltre cercato di sfruttare meglio le capacita' di fraseggio di Insigne, Verratti de Jorginho. Credo che i dubbi principali riguardino la difesa e l'attacco. In difesa, il tramonto del blocco Juve lascia preoccupati. Donnarumma non e' Buffon, ma neanche Buffon quando aveva l'eta' di Donnarumma. Bonucci ha i piedi buoni, ma senza Chiellini fa dei gran buchi, come gia' dimostrato nella parentesi al Milan. Le alternative devono trovare piu' spazio nei club per potersi imporre. In attacco, c'e' il solito problema: abbiamo dei buoni giocatori che diventano ottimi quando sono in forma, pero' con i tempi della nazionale fanno a tempo a perderla la forma: Immobile ha bisogno di continuita' per rendere e si sa' che in nazionale si gioca ogni due o tre mesi; Belotti e' tornato in grande forma dopo un periodo completamente anonimo, speriamo continui. Io vedevo bene anche Kean e Cutrone pero' il loro transferimento all'estero non aiuta a valutarli.

I problemi ancestrali (nel senso che li noto da quando seguo la nazionale, ovvero da quasi 40 anni) che dovra' affrontare Mancini secondo me sono due. Una tradizionale mancanza di personalita', alle volte quasi ai limiti della paura, che trasforma avversari di livello basso o medio in temibilissimi squadroni di incursori (su questo il piu' bravo a ribaltare questo difetto e' sicuramente stato Antonio Conte, ma anche di questo avremo tempo di parlare). In secondo luogo, una grande difficolta' a creare tante occasioni da rete come succede alle avversarie dello stesso rango come Spagna, Francia o Germania. Le ultime vittorie consecutive lasciano ben sperare e fanno crescere la fiducia, soprattutto in ottica Europei. Io pero' penso che dobbiamo andare piano con i facili entusiasmi (vi ricordate le dichiarazioni degli addetti ai lavori prima di Spagna Italia nel Settembre 2017?) e ricordarci bene i nomi delle squadre avversarie che abbiamo affrontato finora, insomma abbia appena vinto ma pure faticato con Armenia e Finlandia. Voi cosa dite? Sara' che la scottatura della Svezia brucia ancora tanto?


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